Un piano di IA europeo per i nostri giovani

Marco Landi | TEDx Cortina

Era il 1998 e mi trovavo a Cupertino, California. A quell’epoca ricoprivo il ruolo di Presidente e COO della Apple. Ero stato chiamato per contribuire al rilancio dell’azienda dopo un periodo difficile. Rilancio che corrispose con la nostra decisione di richiamare Steve Jobs.

Ed è proprio in quella fase di vita, dopo aver girato il mondo in diverse multinazionali legate all’ambito digitale, che ho capito l’importanza dell’ecosistema della Silicon Valley, e che una volta ritirato dalla vita professionale mi sarei dedicato ad aiutare i giovani nel loro desiderio di crearsi delle loro start up.

Io stesso ho creato una start up a Milano che era completamente dedicata ai pannelli solari e alle energie rinnovabili. Mi ha dato la possibilità di capire quante difficoltà incontrano in Italia i giovani che vogliono cercare di creare le loro start up.

Un giorno ricevo una chiamata da un giovane, Loris da Salerno che mi dice: Dottor Landi sono un giovane di 15 anni, ho un’idea che mi sembra eccellente da sviluppare ma non trovo nessuno che mi possa aiutare. Mi considerano troppo giovane non mi danno fiducia. Io però mi sono messo da solo a studiare la programmazione per realizzare la mia piattaforma. Ho una prima demo che vorrei mostrarle per convincerla ad aiutarmi con il suo networking ed un piccolo finanziamento iniziale.

Un giovane di 15 anni! E non è il solo con queste idee e con questo entusiasmo. Ce ne sono tantissimi in Italia che hanno magnifiche idee ma che non trovano nel sistema italiano quel supporto di cui hanno bisogno. Peggio ancora, ce ne sono tanti che nella ricerca di un supporto alla loro idea escono dall’Italia, vanno in Europa, ma la più gran parte va negli Stati Uniti. Vanno là dove l’eco sistema è molto più favorevole.

Tutto questo crea una perdita per il sistema Italia su cui bisogna riflettere. Io la considero una emergenza, perché quando si pensa che 150.000 200.000 giovani, i migliori di quelli che noi abbiamo, lasciano il nostro paese e non sarà possibile poterli fare rientrare, significa un impoverimento di tutto il nostro sistema Italia.

Nel frattempo abbiamo compagnie come i giganti americani del web, Google Apple Facebook Amazon Microsoft, che attirano questi talenti, e non sono i soli perchè adesso stanno arrivando anche i giganti cinesi come Baidu, Tencent, Alibaba, Xiaomi. Tra questi c’è una guerra in corso per attirare i talenti d’Italia. È vero che ne abbiamo molti, ma li perdiamo, e vanno a lavorare al di fuori del sistema Italia.

Un sistema che ha molte lacune. Leggevo recentemente un rapporto in cui si parla di “Medio Evo digitale“: manca la connessione a banda larga, mancano i computer e i tablet nelle scuole, manca la possibilità di avere in casa quegli strumenti necessari per immettersi nel sistema digitale. Nel frattempo la pandemia del coronavirus ci ha fatto capire la necessità di avere questi strumenti a disposizione: abbiamo visto nelle case di riposo le nonne e nonni che cominciamo utilizzare dei tablet per poter parlare con i loro familiari e con i loro nipotini, abbiamo visto sempre più coworking, abbiamo visto la necessità di lavorare da casa, non potevamo andare a fare la spesa nei magazzini ma si potevano avere direttamente a casa le spedizioni in tutto quello che ci necessitava, abbiamo visto i nostri figli seguire le lezioni sui tablet. Il Coronavirus ha accelerato la trasformazione digitale.

Ma chi ha approfittato, secondo voi, di tutto questo?

Basta una cifra sbalorditiva per capirlo: nel secondo trimestre del 2020 mentre l’economia mondiale soffriva e ancora di più l’Italia, i giganti del web hanno generato un profitto di oltre 40 miliardi e sempre nel secondo trimestre la loro capitalizzazione é aumentata di oltre 1 trilione di dollari.

Facilità di innovazione, una capacità di introdurre sul mercato strumenti sempre più efficaci e sempre più capaci di attirare le persone ad utilizzarli sono alla base di questo successo. Ma oggi purtroppo dobbiamo notare che dipendiamo completamente dagli Stati Uniti, dai giganti del web della California e sempre di più anche da quelli cinesi. E noi in Europa?  Ricordo negli anni 90 quando ero presidente della Texas Instruments Europa ed ero anche Chairman della American European Electronic Association, rappresentavo a Brussels oltre  360.000 posti di lavoro. Incontravo spesso i membri della commissione europea per cercare di far capire l’importanza di innovare, di rendere più facile il sistema, più semplice la capacità di tenere nel nostro territorio queste compagnie, ma mi sono scontrato contro il concetto dei differenti Paesi che parlavano solo di national Champions, le compagnie locali. Ricordo che mentre sollecitavo la necessità di aiutare lo sviluppo di  grosse industrie a livello europeo perché vedevo lo sviluppo delle grandi aziende americane, mi trovavo davanti il ministro francese che diceva: la Bull vincerà sul mercato mondiale, quello inglese diceva la stessa cosa per la ICL, quello tedesco la Nixdorf, quello italiano la Olivetti!

E certamente la Olivetti era un esempio fenomenale. In termini di innovazione era la Apple di oggi. Ma questi National Champions sono tutti e quattro morti spariti scomparsi perché mancavano di una visione europea o mondiale. Questo mi fa lanciare questo un grido: c’è bisogno di un’Europa forte ma che capisca la necessità di puntare su dei grossi gruppi a livello europeo. Non sarà né la Francia né la Germania che saranno capaci di combattere contro i giganti del web americani o cinesi.

Anche perché in questo momento si stanno rendendo sempre più forti da un punto di vista finanziario e da un punto di vista di acquisizione di dati, i nostri dati personali che sono poi la vera ricchezza sulla quale si basa la forza di questi giganti del web perché attraverso le piattaforme di cui ormai tutti noi disponiamo e usiamo sono capaci di continuare di avanzare nell’innovazione ad una velocità ad un’accelerazione che purtroppo fa rischiare l’Europa in particolare l’Italia di diventare una colonia, e soprattutto c’è un rischio di avere una perdita della nostra sovranità digitale.

Ecco perché la proposta che io lancio é di un piano europeo per l’intelligenza artificiale. Viviamo un momento particolare in cui sembra che questa Europa stia comprendendo la necessità di unirsi di più per  combattere i danni provocati dalla pandemia del Covid19 che ha messo in ginocchio la nostra economia.

La mia proposta é di un  progetto in cui si possano mettere insieme centri di ricerca, università, grandi compagnie, start up in maniera tale che si possano sempre di più creare delle aziende che possano trovare nuove soluzioni più adatte al nostro mercato e anche soprattutto ai nostri valori, utilizzando un’intelligenza artificiale che metta al centro l’umano, che miri ad un miglioramento delle capacità umane non a solo business o controllo dei propri cittadini.

D’altra parte l’Europa se la guardiamo bene si é sempre sviluppata via via grazie a dei grandi progetti: basta ripensare alla comunità del carbone e dell’acciaio degli anni 50, al programma Airbus, un successo fenomenale degli anni 70, fino agli anni 90 con il GSM. Ecco c’è bisogno di un nuovo piano, di un nuovo soffio di intelligenze che si mettono insieme e che comprendano che si deve combattere insieme. Si devono unire le forze per riuscire ad uscire dalla situazione in cui ci ha gettata la pandemia.

E lo dobbiamo ai nostri giovani. Proprio i giovani sono quelli che più di tutti aspettano questo. Oggi che ci sono a disposizione molti miliardi abbiamo una opportunità unica di realizzare un piano ambizioso e di confidenza nelle nostre capacità. Sappiamo quanto i nostri giovani siano creativi e detrminati. Diamo loro un sistema di supporto per sviluppare al meglio la loro capacità creativa. Partendo dalle scuole fino alle Università, in modo che rimangano in Italia e magari vadano all’estero ma per guadagnare posizioni di mercato con soluzioni sviluppate in Italia.

Così come sta facendo Loris il giovane di Salerno che si è specializzato in Intelligenza Artificiale, ha lanciato il 24 luglio la sua piattaforma, un social network musicale e che sta ricevendo un gran numero di giovani amanti della musica. Io lo ho aiutato in questa impresa. 

Sono sicuro che un piano europeo per l’intelligenza artificiale sia oggi una emergenza sia per i nostri giovani ma soprattutto per il nostro futuro, a meno che non vogliamo diventare una colonia dei giganti del web e perdere la nostra sovranità digitale.

Un piano di IA europeo per i nostri giovani

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